by: Associazione Parkinson Rovigo & Amici Onlus | data 02/02/2017
Mi occupo di malati di Parkinson da una vita e mi rendo conto che pensarci a freddo, davanti ad una tastiera, è una cosa ben diversa del raffronto, quasi quotidiano, che ho con queste persone, che si affidano a me, ovvero alla mia conoscenza ed in definitiva alla mia coscienza.
Da questo confronto esce un insegnamento, che penso sia reciproco, di fiducia, di stima, di frequentazione, che alla fine tende a diventare una specie di simbiosi amichevole.
La partecipazione del medico diviene compartecipazione della situazione patologica, della terapia, degli eventuali peggioramenti, dei risultati a volte positivi. Tutto sta nel giusto rapportarsi, nel mantenere sempre vivo e costante il rapporto medico-paziente, nel sapersi ciascuno mettere nei panni dell’altro, per capire e vivere assieme le intense difficoltà dei malati.
Tutto questo non solo con farmaci e terapie, ma anche con un rapporto adeguato, positivo, empatico, se possibile “amichevole”. Importante è la fiducia reciproca. Una volta diagnosticata la malattia e “scelto” il neurologo di fiducia, il punto è come mantenere un patto che è per tutta la vita! Interviene l’uomo che è anche medico e il medico che è anche uomo. Ciascuno ovviamente ha la propria emotività e i propri modi di agire, la propria esperienza e il proprio comportamento, ma penso che, per determinate malattie, vi sia il bisogno che il medico sia “a disposizione”.
L’Associazione Parkinson è sorta nel mese di febbraio del 2012, fortemente voluta per:
• coinvolgere gli ammalati ed i loro familiari;
• dare voce alle diverse esigenze degli iscritti in un ambiente sereno.
L'Associazione propone sempre nuove attività, e accoglie le proposte che gli ammalati portano in occasione di ogni incontro.
Ci sembra sempre molto importante capire se quello che abbiamo condiviso è arrivato a tutti, o se invece qualcuno avrebbe voluto viverlo in modo diverso. L’attenzione del gruppo al singolo è fondamentale.
Nel nostro gruppo la solidarietà e l’attenzione al particolare di un movimento difficile, o di uno stato d’animo espresso anche solo con gli occhi, diventano un punto di forza.
Se chiedete chi siamo, rispondiamo, persone in transito, perché stiamo crescendo, giorno dopo giorno, uno vicino all’altro, nel rispetto delle nostre diversità, per imparare ad accogliere sempre meglio chi arriverà in futuro.